Non riesce a dormire,
perchè ancora lo rivive,
ogni volta che chiude gli occhi.
Si sveglia da solo in una piazza che ben conosce, solo per la grande fontana al centro, perchè se non fosse stata per quella sarebbe rimasto spaesato.
Intorno a lui vi è solo il caos: gente che combatte con con armi di fortuna, mazze, coltelli ed armi da fuoco ma nel caos spiccano suoni altrettanto rumorosi dati dai poteri dei super umani che combattono per difendere la propria vita.
Pianti di disperazione, urla di odio e gemiti di dolore si fusero alla cacofonia stordendolo ancora più di quanto non fosse già.
Nessuno sembra far caso a lui ma d'un tratto, lontano, qualcosa alla fine della piazza attrae la sua attenzione.
Ambrose spicca nella ressa, circondato da umani violenti, intento a schivare più colpi possibili e tirare pugni ad ogni viso che gli capita a tiro, ma sono troppi per lui.
Il gelo gli entra nell'anima mentre resta shocakto dalla dell'amore della sua vita intento di ribellarsi da un gruppo di giovani umani che la riescono a bloccarlo con l'intento di colpirlo a morte, insultandolo al motto di:
"Mostro schifoso. Vali anche meno di 200 dollari!"
Inizia a correre, mentre la sua paura più grande viene rappresentata davanti ai suoi occhi.
Corre.
Corre a perdifiato mentre il ghiaccio affiora dalla sua pelle trasfigurandone i tratti urlando il nome dell'amato in preda al terrore, ma quello è un incubo e non lo raggiunge mai, quantomeno non in tempo.
Lo vede lì in mezzo alla bolgia, la persona che ama, la persona a cui tiene di più al mondo.
E non può far altro che correre per cercare di raggiungerlo, sparando raggi congelanti verso i vigliacchi sentendo la richiesta d'aiuto di Ambrose, spaventato, urlante e coperto di insulti.
Lo vede cercarlo nella folla, con gli occhi ciechi che spaziano la zona cercandolo, chiamandolo, il volto tumefatto ed il sangue che gli macchia il volto per una ferita alla testa, ciocche di capelli che si muovono aprendosi in una criniera mentre si dimena e combatte con ogni fibra del suo essere, come solo uno prossimo alla morte è in grado di fare.
Ma anche le sue capacità non riescono a sostenere un assalto così massiccio. Un colpo di mazza dietro la schiena lo piega in due smorzandogli il fiato prima di ricevere un'accoltellata al ventre.
Lo vede inginochiarsi a terra, premere le mani gia pregne del suo sangue, sulla ferita.
Boccheggiante, terrorizzato, lontano da lui.
Lo sente chiamarlo, urlare il suo nome e quello pare essere il suono più orribile che lui abbia mai sentito.
Solo alla fine, quando è troppo tardi riesce a raggiungerlo, carica alla schiena uno degli umani assalitori e spara un raggio in pieno muso ad il bastardo con il coltello, mentre lo vede strappargli una ciocca di capelli, sbalzandolo in aria di parecchi metri, ignorandolo quando atterra scomposto senza vita in corpo.
Termina la corsa, scivolando sulle ginocchia verso Ambrose che si accascia a terra, inerme mosso solo dagli spasmi con il terrore negli occhi, tossendo ed annaspando in cerca d'aria.
"Rose... babe!"
Annaspa, senza voce allungando le mani al suo viso, incapace di pensare a quanto il proprio gelo possa ferirlo ulteriormente, lo afferra cercando di tirarlo sopra le sue gambe, stringendolo mentre le lacrime si bloccano dietro lo strato di ghiaccio che ne ricopre il volto congelandosi automaticamente. Lo sente annaspare cercare di dire il suo nome senza riuscirci finchè non spira l'ultimo respiro e sul suo volto si cementa l'espressione di terrore avuta fino a quel momento.
"No... va tutto bene..."
Tutto si ferma, viene messo in pausa: gli assalitori che gli urlano ancora addosso e che gli lanciano le pietre contro la corazza che lo ricopre, i mutanti e super umani che intorno a lui combattono per la loro vita, i proiettili che vengono sparati in ogni direzione, l'inferno tutto si congela.
Il ghiaccio comincia a ramificarsi sul corpo senza vita di Ambrose, come un reticolo di cristalli preziosi, percorrono ogni centimetro del suo corpo congelandolo, proteggendolo in un bozzolo protettivo di ghiaccio compatto mentre lui serra le labbra e si sente vuoto.
Per la prima volta in vita sua Connor sente freddo.
Un gelo tale nell'anima che pare togliere ogni senso di calore dato dalla vita.
Lascia il corpo di Rose a terra, dandogli un ultimo bacio, alzandosi con occhi sgranati ed allucinati mossi da un odio feroce da riversare contro chiunque in avesse mosso un dito contro di lui.
Un odio nato dalla perdita, dai risentimenti e dalle mille domande che gli affiorano in mente.
Cosa resta?
Non ci saranno più parole.
Parole in grado di raccontare il loro passato, non parole atte a fantasticare sul futuro, sulla prossima volta.
Avanza lentamente, con tutta la calma del mondo mentre davanti a lui la vita e l'odio riprende il suo regolare ritmo di uccisioni, percosse ed insulti. Davanti a lui si avvicinano due tizzi armati di coltello, con la stessa espressione sanguinaria sul volto. Riceve le pugnalate che slittano sulla corazza prima di colpire il viso con i pugni ghiacciati e duri come magli.
Cosa resta?
Forse un pacco mai spedito, un regalo pensato e non fatto solo perché non c'era la ricorrenza giusta, una parola mai detta, un libro che avreste voluto consigliare.
Forse un cuscino con il suo profumo o un letto mai disfatto dalla passione.
Un messaggio vocale da risentire.
Una foto.
Altri due si avvicinano, sostituiscono i precedenti, armati di pistole, svuotandogli addosso il caricatore, ma ogni colpo viene deviato e Connor assottiglia gli occhi per nulla mortificato nel vederli impalati in poco tempo dal geyser di ghiaccio che erutta dal terreno sbalzandoli e congelandoli. Quello che riesce a schivarlo all'ultimo momento tenta di colpirlo, ma il mutante ne afferra la gola che ben presto diventa cianotica congelata, e si ritrova a vedere il riflesso del proprio volto ghiacciato coperto di schizzi di sangue negli occhi di quella vittima.
Cosa resta?
Una canzone che non si sentirà mai più.
Quel locale dove no, non si potrà andare.
Quella panchina dove quella volta aveva sorriso in quel modo buffo dove proprio non ci si potrà mai più sedere insieme.
Lancia il corpo via da se, come una bambola di pezza, avanzando contro altri mutanti che tentano di caricarlo abbandonando il corpo di una giovane mutante riversa al suolo con le ali strappate, davanti a se si materializza un alto muro di ghiaccio che cade in avanti imperentorio schiacciando numerosi uomini e donne.
Sale sopra di esso, ignorando i volti dei morti sotto lo strato di ghiaccio ma notando poco più avanti un vecchio con indosso una giacca militare sollevare un neonato dalla pelle verde con una mano ed un coltello da cacciatore nell'altra, mentre la madre in ginocchio, in lacrime urla e supplica.
Perché proprio a voi due?
Un urlo disumano e gutturale gli esce dalla bocca serrata, come un esplosione mentre il ghiaccio sfrigola nelle sue mani prima di sparare una raggio intenso, congela l'aria diretto al volto del carnefice cacciatore.
Si risveglia boccheggiante, terrorizzato e tremante, con le lacrime che sgorgano dagli occhi incapace di prendere fiato, piegato su se stesso, in agonia.
Dopo un grande dolore
viene un sentimento formale-
i nervi, siedono cerimoniosi come tombe-
il cuore irrigidito si chiede
se proprio lui ha sopportato,
e se fu ieri, o secoli fa.
I piedi-meccanici-
vagano su una strada legnosa
se di terra o di aria o niente-
ormai indifferenti.
Appagamento di quarzo, come pietra.
Questa è l’ora di piombo-
ricordata da chi sopravvive,
come gli assiderati ricordano la neve:
prima il gelo, poi lo stupore –
poi l’abbandono.
Dopo un grande dolore
Emily Dickinson